[] This is my blogchalk: Italy, Lombardia,
Milano, Bovisa, Italian, English, French, Zu, Male, 36-40, words,
music.
* Il blog è un apostrofo che rende pubblico un diario segreto,
per cui si passa dall'io che soffre all'io che s'offre. (Zu)
28.6.03
Il DJ Manlio
Quando sono arrivato nel giardino di quel casale sulla collina, c'era un quintetto jazz che suonava tra il soffuso e il raffinato, con il nostro ospite a esibirsi al canto mentre quasi tutti approfittavano per i saluti e le presentazioni, i bicchieri già in mano.
Semisdraiato su un piccolo declivio, stava un personaggio mogio, quasi estraniato.
Alla prima interruzione del gruppo, sentivo partire subito la musica diffusa. A selezionarla, mixarla, proporla, in modo alternativamente furbo e spiazzante, intelligente e ruffiano, ardito e coinvolgente era un attrezzatissimo disc jockey poco convenzionale.
Poi, ad accompagnare la gioia di inattesi incontri della serie "il mondo è piccolo", ricominciavano le esecuzioni dal vivo del Jazz Standards Quintet, accolte da orecchie più aperte alla festa, da volti e corpi più rilassati, con All of me sempre speciale.
Dopodiché si partiva davvero: alla console, attorniato da un migliaio di CD, la cuffia in testa, gli occhi e il viso sorridenti di una goduria interiore, era sempre Manlio, irriconoscibile rispetto a quando se ne stava discosto dal mondo. E miscelava in virtuosistici passaggi la nostalgia degli esordienti Beatles con le roche indimenticate sillabe di Rino Gaetano, risvegliava i ritmi elementari di quando la disco era la disco, provocava con i demenziali insulti dei primi Skiantos e poi ci faceva pogare con i Clash e i Sex Pistols, alternava Steve Winwood e il sirtaki, Satisfaction e il mambo, Battisti e i Blues Brothers... in realtà faceva suonare anche brani più moderni, ma erano indubbiamente quelli storici a riscuotere i più ampi consensi motori e canori.
Ogni tanto interveniva con un microfono, ma di certo lontano dallo stile patinato e falso delle radio ahimè più seguite. Lo faceva secondo l'estro del momento e senza che s'interrompesse il flusso che con forza impalpabile teneva insieme musica persone e ambiente. Che parlasse del brano trasmesso o raccontasse un pezzo della sua vita, che esprimesse uno stato d'animo o riferisse le parole di suo padre novantenne ("Va' a lauura', barbùn!"), l'impressione era comunque la stessa di quando metteva i dischi: quel tizio, quando sta dietro a un mixer, è ispirato.
Bella festa nel cuore verde scuro della Brianza. Tante cose da raccontare, vedremo come.
Intanto, una promessa da mantenere: "Ehi, Google, segnati questo nome: Cristina Silva". Sì, Cristina Silva, così si ritrova su questa pagina.
Anche se esistono diverse testimonianze positive sulle serate passate con la Black Sound Machine, non fidatevi delle parole degli altri: provateci di persona. La musica che spariamo dal palco è fatta per piacervi e coinvolgervi: roba tipo Blues Brothers, Commitments, omaggi a Ray Charles, Aretha Franklin, James Brown... Quanto a noi: sul palco ci divertiamo, siamo bellissimi e di tutti i sessi possibili. Se venite, ricordate di portarvi il vostro.
B l a c k S o u n d M a c h i n e sabato 28 giugno 2003 dalle ore 22:45 al Busker via S.Anna 2 - Vimodrone (MI) - Tel. 02 25007083 Nel locale c'è l'aria condizionata e prima del concerto si può anche cenare.
Zu - voce Marina, Roberta, Sara - voci e cori Angelo - sax tenore Ivan - tromba Mauro - sax tenore Sergio - sax contralto Matteo - chitarra Alfredo - tastiera Luigi - basso Roberto - batteria
Ora, sempre grazie a Yaccs, i commenti dovrebbero funzionare di nuovo. Il che, specie nel caso di alcune creature, è cosa di non secondaria importanza.
Ne ho raccolte. Ma non in Inghilterra, dove facevo il cameriere o lo studente, bensì da ragazzo in Trentino, dove d'estate fa caldo anche ai 1000 metri della Val di Fiemme e dove se invece di lavorare duro te le tiri dietro, le fragole si spiaccicano.
Il Fiordifragola era il mio gelato preferito: il morbido fiordilatte custodito in un'armatura di ghiaccio rosa non faceva davvero rimpiangere le 150 lire che uscivano di tasca.
Il posto delle fragole non lo conosco. Di Bergman ho visto solo Il settimo sigillo, proiettato per una matinée ai tempi del liceo a Meda. Bianco e nero, simbolismo e schematismi da liceali. Quell'anno ci fecero sorbire anche Medea, che senza alcuna preparazione da parte nostra generò solo sbadigli e il commento di un insegnante: "Era meglio se vi facevano vedere Il marchese del Grillo".
Fragole e sangue invece lo vidi. Faceva parte di un ciclo trasmesso in TV (insieme a Alice's Restaurant, quello con Arlo Guthrie che rifiutava le profferte di una tipa).
Per i Fragole & Sangue ho cantato. Anni di avanguardia inconsapevole, tempi in cui prendevo tutto fin troppo alla leggera, tranne il Risiko e lo Scarabeo (all'esordio da una studentessa valdostana in trasferta in via Cibrario vinsi da fumato spiattellando UCRAINA in orizzontale alla mano decisiva).
Le fragole mi piacciono. E la coscienza brilla mentre mi accingo a scofanarmene un'altra coppetta, avendo appreso da Pepe Carvalho che sono dietetiche.
La voglia di fragole, però, anche per chi è espansivo, è meglio tenerla dentro che sulla pelle.
Sono andato a mangiare la pizza con una tettona che ogni dieci minuti rispondeva al telefonino, quasi sempre per parlare di figa.
Confesso che in passato mi sono rivolto a lei per... prestazioni particolari. Una volta l'ho chiamata per mia moglie: devo ammettere che da solo non riuscivo a farla arrivare al dunque. Siamo andati noi da lei. Noi, sì, perché ho voluto esserci anch'io. Non che mi si possa definire un guardone, però anche a posteriori non mi pento di avere assistito a quelle scene decisamente coinvolgenti, se capite quel che intendo dire.
Lei, la tettona, anche in quel caso è stata davvero all'altezza della sua fama: ha iniziato dolce e lieve, a sfioramento su mia moglie sdraiata, facendo tabula rasa dell'ansia da prestazione. Poi, assecondando le nude pulsioni che riusciva ad avvertire con grande sensibilità e partecipazione, l'ha condotta fin quasi all'apice. A quel punto le ha fatto spalancare le cosce e con la giusta dedizione... ha tirato fuori il mio secondogenito, Lorenzo. Sì, quella tettona è proprio una brava ostetrica.
Il 24 giugno non è una data qualsiasi nel calendario: lo testimonia per esempio la sopravvivenza di tradizioni rurali che rispecchiano quelle esoteriche, miscelandosi nel pentolone infinito della storia e della letteratura.
Di riflesso ne abbiamo goduto anche noi stasera, lanciando senza pudore ripetuti "oooh" di meraviglia mentre assistevamo dalla solita finestra alla magia dei fuochi d'artificio. Uno spettacolo che continua ad affascinarmi, anche se per l'occasione l'occhio non poteva esimersi dal rimbalzare tra il campo lungo del variopinto firmamento esplosivo e il primo piano dell'entusiasmo di Lorenzo, con i suoi stupendi gridolini da esordiente.
Il clima non c'entra, tantomeno Peter Pan. Mi riferisco a Manilo, la voce di Linee tenui su orde d'ombra, che vuole chiudere.
Vi invito a leggere il suo ultimo intervento e i commenti che stanno scaturendo, ma sarebbe utile e interessante scartabellare tra i suoi archivi per capirne di più. Altro non dico, che qui non si tratta di una campagna a tamburo battente, ma di lievi rintocchi su frequenze captabili da chi vorrà.
Dalle mie finestre, nell'orario in cui si cerca di mettere a letto i bimbi senza essere noi a crollare per primi, stasera il paesaggio comprendeva un crepuscolo con colori da incanto, una prima stella che si rendeva visibile e le chiome arboree più alte mosse da un piacevole venticello.
Dalle stesse finestre, però, lo sguardo avrebbe potuto spaziare anche sul desolante parco macchine della Bovisa: pretenzioso coacervo parcheggiato nel grande piazzale delimitato da una fermata di filobus tristemente frequentata, una stazione ferroviaria in un parallelepipedo bianco sporco, un'area ancora selvaggia destinata ad accogliere il Politecnico sui decennali interramenti equivoci della Montedison, le rovine di una fabbrica da poco demolita insieme alla sua ciminiera.
Se affacciandomi incremento l'alzo di osservazione non è per un bisogno d'oblio nei confronti delle realtà meno attraenti, non è per ingannarmi o ingannarvi. È perché il bello va colto istante per istante, scovandolo, stanandolo o sapendo aspettare il momento di assaporarlo. Anche "raccontare il bello" può aiutare a trovare ovunque nicchie di paradiso, invitando ad assaporare l'incanto e a dargli spazio.
Un mantra. Anzi, una nenia. No, aspetta: una cantilena, un lamento, un lagno, ripetuto a nastro nell'orecchio ancora dormiente: papà-voglio-il-latte papà-voglio-il-latte papà-voglio-il-latte papà-voglio-il-latte papà-voglio-il-latte... Borbotto, mirando a rassicurare l'instancabile postulante, ma lui non cede finché non mi vede cimentarmi contro la forza di gravità, che cospira insieme al sonno arretrato per tenermi inchiodato al cuscino. Mi alzo, barcollo, percorro il corridoio, raggiungo frigo bricco pentolino e nel frattempo l'occhio accenna ad aprirsi. In quel momento registra una luce nuova, un chiarore spettacoloso. Dimentico delle tre ore di sonno, delle incombenze da affrontare e di qualsiasi scocciatura presente e futura, m'affaccio: sporgendomi riesco a farmi inondare dai raggi del sole che corrono paralleli al piano stradale e arrivano esattamente al terzo piano, a baciarmi in fronte senza ancora abbagliare. Sono le 6:20 quando torno in camera con in mano un biberon e nell'aura un sorriso a distendere i muscoli facciali e a rasserenare il cuore.
...e ho fatto quattro minuti di sonno (profondo, ho anche sognato credo). Al risveglio, ho controllato: il sesso non era cambiato.
Ora consegno un lavoro e poi filo a prendere i piccoli, che oggi è tempo di pagelle (ommamma!).
Il postino ha suonato e gli ho aperto prima che suonasse di nuovo
Ecco cosa mi ha recapitato:
chiedo scusa. abbiamo avuto un qualche epistolario in passato e ci tenevo a dirvelo prima. mi scuso fin da adesso per quello che sto per pubblicare sul mio sitarello, se vi offenderete. non posso farne a meno. non volevo prendervi in giro, mi è solo capitato. ho dovuto nascondermi, temevo che se avessi scoperto prima la mia identita' forse mi avrebbero licenziato. siccome lo stanno facendo lo stesso, la rivelo adesso. e' stato un piacere bloggare con voi, signori. buon viaggio.
Pietro Busalacchi ha pensato di sì. E nelle risposte non ci sono poi stati nemmeno troppi rutti. Da leggersi bofonchiando oziosamente la zoppicante scansione ritmica Zu-ppa-zu-ppa--ppa, zu-ppa-zu-ppa--ppa...
A proposito di scrittura pubblica, da qualche parte dicevo che il bisogno di autenticità non sempre coincide necessariamente e strettamente con la verità e che è possibile esplicitare una sensazione anche discostandosi dalla precisione cronachistica, proprio come succede quando si sogna.
...magari anche senza arrivare proprio a questo:
Ogni volta che un blogger o che qualcuno conosciuto grazie al blog mi dice "vengo a trovarti" io devo incasinarmi la vita e cioè:
- lasciare il mio monolocale in centro a Milano, chiedere al vicino di curarmi il gatto e innaffiare le piante;
- chiamare quella povera donna di Eva, amica di vecchia data, e chiederle di recitare ancora la parte di moglie del sottoscritto;
- che significa che lei dovrà indottrinare i suoi figli a chiamarmi papà per il tempo necessario;
- che significa che suo marito dovrà sparire per il medesimo tempo o fare finta di essere un amico di passaggio (nessuno si è mai chiesto perché gira così tanta gente in casa mia?);
- che significa che ogni volta dobbiamo ristudiarci il passato così faticosamente inventato di continuo sul blog;
- e che io faccio il rappresentante di video porno, altro che pubblicità;
- e poi la campagna, che palle tutto quel polline, non vedo l'ora di tornarmene a casa dal mio gatto... maledetto blog.
Tutto questo per la pigrizia di non comprarmi un altro dominio e costruirmi un'altra falsa identità sulla Rete, che questa sembra così vera.
Vitadura.
Ecco le foto del raduno di Firenze, BlogRage: chi c'era ora potrà a buon diritto apparire nella pagina Reti relazionali (scrivetemi qui, anche per eventuali aggiornamenti).
Qualche bracciata a dorso con gli occhi rapiti dall'universale abbraccio azzurro striato sopra di me... e non fa niente se era soltanto la piscina di Seregno.
Il mitra di Bea ha ricominciato a sparare. Lei, una di quelli che "non muoio nemmeno se mi ammazzano", se ne voleva andare. Se ne stava andando. Ma per fortuna (dico io) qualcosa dentro di lei ha rantolato a un telefonino e un giro di messaggi, chiamate e allarmi ha cominciato a turbinare, mettendo in moto il vortice che l'ha riacciuffata per i capelli. Il resto fatevelo raccontare da lei. Di mio sono contento di non dover spiegare a Miss Francis che siccome l'impazienza aveva preso il sopravvento sulla vita, non avrebbe mai più rivisto o sentito quella stramba dolce pazzoide che si era immediatamente guadagnata i suoi abbracci. L'istinto dei bambini non sbaglia e sa cogliere l'umanità sotto la scorza della veemenza.
Oggi gli intrecci sono via e-mail, lo spasso è in giro per i commenti dei blog altrui, la lettura prevale sullo scrivere perché in ebollizione non sono le idee ma la bottarga informe che nella scatola cranica ha soppiantato la materia grigia. Unico antidoto possibile alla calura il calore, in un'omeopatia ormonale che sinesteticamente cura l'umore con gli umori.
Domani sera il sudore sarà sublimato dal pentagramma nero, mentre infrangeremo un nostro tabù legato al luogo del concerto.
Dopo, dopo verranno altri climi. Per dopodomani, invece, dico solo che i referendum sono due: io vado e voto Sì a entrambi. Promemoria per chi parteciperà a BlogRage / un raduno enorme: si può votare anche lunedì.
È andata bene, fin troppo. Nel senso che oggi sento un po' il vuoto dopo una pienezza traboccante.
Ho trasmesso a chi mi piace sempre di più il bacio in fronte come promesso. Ho incontrato sorriso parlato abbracciato, sempre molto, sempre troppo poco.
Serata di sorprese: lungo dialogo incentrato su amore e passioni con la dura dalla tenerezza occultata. Chi le stava accanto, però, delle mie parole coglieva solo i bisillabi tette e figa, relegandomi in un girone che peraltro non rinnego.
Serata di tuffi al cuore: come l'emozione estatica di trovarsi inaspettatamente di fronte alla prorompente flessuosità che adorna il genio di colei che il sonno fugge. Serata di tessiture: premitura a freddo dello scatolino plastico che mi funge da cellulare per consentire contatti e riallacciamenti che s'intrecceranno come dicono gli astri.
Viste o riviste molte altre persone, a volte troppo fugacemente, ma bisogna rassegnarsi: non può succedere tutto in una sola vita. E non si può dire tutto in un solo post.
"Guarda che oggi non ci sono, vado alla presentazione del libro della Pizia".
"Ma non c'eri già stato?"
"Sì, ma è una bella occasione per ritrovarsi".
"Allora ci vediamo per cena".
"No, non aspettatemi, ci vediamo stanotte".
"Ma quanto dura una presentazione?"
Quando ci sono di mezzo le incarnazioni di parole scritte e lette quotidianamente, di scambi e intrecci comunicativi continui e continuati, staccarsi diventa difficile.
Appuntamento alle 18:00 alla Feltrinelli di corso Buenos Aires 33, Milano.
Discorsi, chiacchiere, aperitivo, poi si vedrà come avere la meglio su clima e zanzare ("Saigon, merda" - chi becca la citazione?).
In italiano sarebbe questo il nome di CuT'n'PaStE, un blog creato più di un anno fa da Prikedelik, il quale dice:
copia incolla orecchia la tv ricopia da appunti biglietti volantini dove che ti pare, se sei interessato a postare qui, basta contattarmi qui
Date un'occhiata e magari fateci un pensierino: vi assicuro che è divertente ritrovarsi quasi senza accorgersene a compilare una mini-antologia pescando liberamente qua e là nella rete e non solo. Specialmente da quando non esiste più l'amato BOTB, che un piccolo vuoto l'ha lasciato.
Quattro domande, già una ventina di risposte tra commenti e messaggi via e-mail (grazie!). Ho cominciato a riordinarle creando una pagina ad hoc e ripeto l'invito a rispondere e a diffonderle in modo da allargare il più possibile il ventaglio del sondaggio:
1) Quali sono i blogger che avete conosciuto di persona?
2) In quale occasione è avvenuto il primo incontro?
3) Ve ne sono alcuni che conoscevate da prima di leggerli in rete?
4) Avete mai indotto qualcuno ad aprire un blog? Chi?
Una precisazione: facciamo valere qualsiasi incontro faccia a faccia, anche se fugace, basta che ci sia stata una presentazione o un saluto, un reciproco riconoscimento.
Se decidete di rilanciare l'iniziativa dalle vostre pagine, fatemelo sapere e comunicate qui le risposte pervenutevi.
Per finire, un appello ai "tecnici": in caso di progresso esponenziale dell'interesse per questa iniziativa, vi chiedo se ritenete di possibile attuazione:
- un automatismo per la raccolta delle risposte;
- una schematizzazione tabellare delle risposte;
- una schematizzazione grafica delle reti relazionali come immagine (ammasso globulare, intreccio...).
Non ho le competenze per realizzare quanto sopra, né denaro da investire. Però se ciononostante foste interessati a collaborare o conosceste qualcuno interessato a farlo... beh, insomma ci ho provato.
Mi svegliasti ch'era giugno
m'ero appena addormentato
ti risposi con un pugno
per il sonno rovinato.
Quando m'interrompi i sogni
non stupire se m'incazzo
non scandalizzarti ogni
volta che divento pazzo.
La mia tela come un ragno
io ritesserò la sera
di gran lena senza lagno
ritrovando l'atmosfera.
Cancellando la tua tigna
con le tue provocazioni
la superbia che in te alligna
e rifiuta osservazioni.
Sei tu quella che s'ingrugna
a volere ben guardare
ti regalerò una prugna
poi ti manderò a cacare.